Gli aggettivi si sprecano, i commenti entusiasti pure, ma non mancano anche le critiche. Google Chrome è appena nato ed è un vero e proprio fiume mediatico quello che si è scatenato a valle dell’annuncio del nuovo browser della società di Mountain View. Chi di tecnologia ci vive ha sicuramente scaricato il programma e si è fatto un’idea precisa di cosa porti in dote Chrome e della valenza delle sue sbandierate funzionalità innovative. Ma per un utente di computer “normale” capire se la “new entry” della grande G sia una vera rivoluzione dell’esperienza del Web e soprattutto se tale software è migliore di quelli attualmente in circolazione diventa quasi un’impresa. E la domanda che sovviene spontanea è la seguente: Chrome è migliore di Internet Explorer, Firefox, Safari, Opera e via dicendo?.
Sentendo la campana Google, appare scontato che abbracciare Chrome sia una professione di lungimiranza tecnologica, di spirito innovativo nell’era del Web 2.0. Ed è la natura di Chrome a confermarlo, in quanto – dice Google – veicolo avanzato di navigazione per la prossima generazione di applicazioni Web. Basta rileggere quanto affermato ieri da Larry Page, Sergey Brin e Sundar Pichai (rispettivamente fondatori e Vice President of Product Management del colosso californiano) per averne la riprova e (forse) un’idea più precisa della nuova creatura. Sottolineando come la tecnologia browser sia fondamentale per il successo della compagnia e riconoscendo ampi meriti a Mozilla, i tre hanno infatti detto che la stessa non sta progredendo come loro vorrebbero, lanciando il seguente messaggio: “tutti facciamo molte cose on line e il Web si è evoluto in modo drastico… ma la tecnologia sottostante del browser è ancora molto simile a quella originale di Netscape”. Il tasto toccato in particolare da Page è quello delle prestazioni, necessarie per far funzionare via browser applicazioni che attualmente sono molto difficili da processare via Web. Brin, da parte, ha enfatizzato il tasto dell’essere on line in modo facile e veloce e quindi il fatto che Chrome è un (sicuro e potente) motore delle applicazioni. Se poi sia cinque volte più veloce di Firefox e 100 volte più di Internet Explorer 7 è tutto ancora da dimostrare.
Andando invece ad ascoltare chi di browser se intende, e leggendo quindi i relativi commenti fioriti a centinaia sui blog, la realtà della discesa in campo di Google nei browser è un po’ meno romantica e futuristica di quanto non la vogliano dipingere i vertici di Mountain View. La sensazione è che, nonostante le iniziali pecche, sia in effetti un avversario con i fiocchi per Microsoft e il suo Internet Explorer 8 di là da venire. I pregi riscontrati all’istante da chi l’ha installato (su pc Windows) in italiano sono diversi e fra questi la possibilità di importare preferiti, password e altre impostazioni da Internet Explorer e altri browser. Alcune tecnologie di base sono “vecchiotte” mentre è del tutto nuovo come annunciato il motore JavaScript, sviluppato in linguaggio open source al pari del più recente engine di Mozilla, Tracemonkey. Il fatto di essere avanti lo si deve a vari “add on” e in molti fanno notare in proposito come l’inclusione di Google Gears e la possibilità di lanciare le applicazioni Web nel browser senza esporre menu e barra di navigazione nell’installazione di default sono avanguardie di un modello evoluto di utilizzare il proprio desktop (inteso come interfaccia utente del computer). Fra pulsanti che mancano (quello della home page e della ricerca rapida) e barre degli strumenti che appaiono e scompaiono (per una gestione più fluida delle pagine Web), Chrome presenta come detto anche qualche difetto e qualche tratto in comune con i browser concorrenti. Come – qualcuno l’ha evidenziato – la homepage contenente le miniature delle pagine più visitate, viste per la prima volta in Opera, funzionalità che in Chrome viene maggiormente resa funzionale interagendo con il menu dei siti preferiti.
Detto quindi che per i comuni mortali e non navigare nel G-browser è di fatto la stessa cosa che farlo con i vari Explorer, Firefox od Opera, a vantaggio del nuovo nato c’è il fattore velocità, sia nell’avvio del browser che in fase di navigazione. Un benchmark pubblicato sul sito di Cnet.com rende bene l’idea delle potenzialità del motore di JavaScript. Molti dicono di aver messo alla prova Chrome sottoponendolo al cosiddetto Acid 3 Test, che ne misura la capacità di essere conforme agli standard: la creatura di Google è accreditata di un risultato di 61/100, che la pone sotto i livelli di Firefox e Opera ma decisamente sopra quelli di Explorer 6 (i pro Microsoft fanno giustamente notare che si tratta di una versione del browser che risale al 2001) e anche di Ie7 (e qui come la mettiamo?). Fra i “bachi” di Chrome – che ha detta di qualcuno richiede più risorse per il suo funzionamento rispetto a Ie7 e Firefox – c’è chi è inorridito del mancato supporto delle applet Java; Chrome non permette cioè l’installazione de di un motore quale quello di Sun e agli occhi degli smanettoni questo sembra essere una pecca a cui Google deve rimediare in fretta. Altri, per contro, mettono in cima alla lista delle mancanze la funzione per bloccare le pubblicità simile a quelle presenti in Firefox e Opera (ma la grande G, il commento dello stesso detrattore, vive però di pubblicità). Le ultime impressioni che abbiamo raccolto navigando fra forum e blog ci strappano infine un sorriso. La prima di un utente che giudica Chrome come “un browser ben fatto anche se mi aspettavo innovazioni più sostanziose” e la seconda di un tecnico che, ricordando come molti suoi clienti siano ancorati alla versione 6 di Explore, accoglie il nuovo browser così: “mi auguro di sbagliare ma sento puzza di maggior lavoro per sviluppatori e specialisti dell’Html”.