Per una società come Telecom, il Web 2.0 non poteva non essere collegato a nuovi servizi e a un nuovo modo di intendere le Tlc.
L’asset della partecipazione attiva dei lettori o dei clienti che sta alla base del Web 2.0 diventa partecipazione alla creazione di servizi ed è il presupposto per una sfida che si chiama Telco 2.0.
Al Wcc di Milano, Gianni Canal di Telecom invita a considerare il tema degli ecosistemi come il fattore abilitante allo sviluppo di nuovi mercati attraverso la creazione di nuove applicazioni e soprattutto nuovi servizi. E chiama in causa l’immagine della long tail, la teoria della “coda lunga” di Chris Anderson che si allunga appunto su mercati sempre più di nicchia dove il successo si accompagna alla creazione di prodotti e servizi mirati per comunità di dimensioni ridotte.
Le grandi compagnie faticano ad esser competitive su un mercato con questa polverizzazione; sviluppare prodotti per comunità di dimensioni così esigue rischia di essere antieconomico. Ed è qui che entra in scena il concetto degli user generated services, vale a dire il principio del web 2.0 applicato al mondo Tlc ed è sempre qui che esordisce il concetto di Telco 2.0. Sono gli sviluppatori che appartengono a queste nicchie che conoscono al meglio le esigenze dei potenziali utenti in quanto condividono gli stessi bisogni. Sono questi sviluppatori che possono fornire le risposte più efficaci e accattivanti, magari lavorando in team per dare vita e popolare di micro servizi specializzati gli spazi immensi della long tail, dove si affacciano migliaia di clienti.
Tanti clienti si, con esigenze molto particolari e, va aggiunto, con budget generalmente limitati.
E non a caso il progetto di Telecom parte dall’idea di ecosistema di sviluppatori ai quali viene messa a disposizione una serie di librerie e di widgets per standardizzare il più possibile il processo di sviluppo, per semplificare e per consentire uno sviluppo di applicazioni e di servizi a costi contenuti.
In un orizzonte Telco 2.0 il ruolo di Telecom assume il profilo di un grande abilitatore alla creazione di ecosistemi di sviluppatori e di un grande provider in grado di indirizzare i micro servizi al mercato polverizzato che si snoda nelle curve della coda lunga.
Ma qui, più ancora che per il Web 2.0 il tema è quello del modello di business e della “retribuzione” con cui si stabilizza il rapporto con i microproduttori di applicazioni o di servizi. La sfida è nella creazione di un modello che mantenga la passione volontaristica degli utenti che generano contenuti o applicazioni in un rapporto più stabile sostenuto anche da una concreta partecipazione economica ai risultati.
L’altro grande tema del Web 2.0 in chiave business è rappresentato dal modello di business che sempre Telecom, nella figura di Fabrizio Davide, tende a proporre nell’ottica Enterprise 2.0. Il “Social Software” è figlio di una forma evoluta dell’impresa che da una parte si basa sul knowledge management per identificare in associazione con nuovi partner i bisogni delle nicchie più piccole e nello stesso tempo abbandona una organizzazione basata sul “controllo” per abbracciare una organizzazione basata sullo sviluppo.
Concretamente si parla di Cloud Sourcing che mette a disposizione dell’impresa una nuvola di risorse e di partner in grado di amplificare a capacità dell’impresa di rispondere alle esigenze del mercato, in modo più veloce e più esteso, mettendo in linea tanti “collaboratori” attivi in ogni parte del mondo.
Nuove enormi opportunità per accedere a nuovi mercati, ma anche rischi e temi come il rewarding e nuove competenze per gestire queste nuove reti di partner e di fornitori.