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Mac e iPhone: ecco la fusione!

Quando nel 2007 è nato l’iPhone ha ereditato dal Mac il cuore del sistema operativo, tutte le tecnologie centrate su Unix che lo rendono uno smartphone più potente della maggior parte della concorrenza. Nel 2010 iPhone e iPad ricambiano e passano al MacBook Air il meglio: la nuova interfaccia e la piattaforma di gestione.

Questo però non vuol dire che arrivano i Mac con l’interfaccia touchscreen (purtroppo!). Per comandare toccando basta usare gli attuali Trackpad, i tappettini dei Mac di oggi, o i mighty mouse sempre di Apple dotati di superficie touch che rende virtuali sia i click che gli sfioramenti a una, due, tre dita. Invece cambia faccia lo schermo del sistema operativo, per gradi  ma in modo a quanto pare ineluttabile.

Vediamo i principali cambiamenti di questa innovativa veste grafica:

  • Dock menu, i fondamenti dell’intetrfaccia standard del Mac, scompaiono
  • si fa tutto da dentro la schermata dell’applicazione
  • Per passare da un’applicazione all’altra sempre in modalità tutto schermo, basta far scivolare tre dita appaiate sul tappettino del portatile o sulla schiena del mouse di Apple
  • E’ stato creato uno spazio particolare dentro il sistema operativo del Mac: si chiama LaunchPad e dentro ci sono tutte le applicazioni
  • C’è la Mission COntrol che fonde la Dashboard, Exposè e gli schrmi di Spaces
  • Entro gennaio arriverà anche sui MAc il nuovo Mac App Store, il negozio della Apps di Apple

La cosa davero interessante è probabilmente quest’ultima, cioè il Mac App Store: un ecosistema ciuso, ottimizzato per l’acquisto, l’installazione, l’aggiornamento e la gestione delle applicazioni! Ninete più download da siti internet non meglio identificati, niente più cd o chiavette di installazione. Passa tutto dallo store di Apple che controlla e fa in modo che solo le applicazioni “approvate”  arrivino sugli schermi degli utenti. Non sarà l’unico sistema per installare software sui Mac, però è arrivato!

Steve Jobs sostiene che è questo il futuro del software: non ci sarà più bisogno di salvare i documenti (“un retaggio dell’informatica preistorica, con periferiche per l’archiviazione dei dati non sempre disponibile e molto lente“) che invece avverrà sempre e in automatico. Il software quando verrà chiuso potrà ripartire da dove l’abbiamo lasciato l’ultima volta; sarà basato su un nuovo tipo di hardware (basta dischi rigidi, tutte memorie allo stato solido accese o comunque messe in pausa).

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MacWorld: un nuovo MAC portatile superecologico e con super batteria

Sarà pure vero che c’è la crisi, che Steve Jobs è assente, che l’inverno di San Francisco è freddo come l’economia Usa, ma l’atmosfera dentro al Moscone Center questa mattina era quella delle grandi occasioni. Una selva di fotografi e cineoperatori, una marea di giornalisti, un esercito di vip hanno affollato la grande sala del centro convegni per ascoltare il keynote di Phil Schiller, il primo senza Steve Jobs, l’ultimo della Apple che dal prossimo anno non prenderà più parte al MacWorld. Una folla di fan della Mela, tutti armati di Macbook e di iPhone, collegati alla rete per scaricare nei blog, in diretta, le novità di questa edizione della più grande fiera dedicata alle macchine e ai software dell’azienda di Cupertino, che per tre giorni saranno protagonisti assoluti della manifestazione.

La “prima” di Schiller. Introdotto dalla musica dei Coldplay sale sul palco Phil Schiller, accolto da un applauso di incoraggiamento, “Sono emozionato, e apprezzo che ci siate”, dice Schiller, scherzando sul suo scomodo ruolo. Nessuno parla di Jobs, Steve non c’è, come se non ci fosse mai stato, come se non avesse dovuto esserci comunque. E’ la Apple senza Jobs che va in scena, la prossima azienda, ricca di prodotti, di grandi idee, di software e hardware avanzato, ma senza il grande capo, senza l’uomo che ogni consumatore aveva identificato con il prodotto stesso.