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HP e il record di autonomia

HP ha annunciato di essere riuscita a raggiungere le 24 ore di autonomia con una singola carica con uno dei suoi notebook, l’EliteBook 6930p, che dispone di uno schermo retroilluminato a LED a basso consumo, di un hard disk a stato solido creato da Intel e di uno speciale parco batterie.

Lo schermo, denominato Illumi-Lite, garantisce un notevole incremento dell’autonomia (circa 4 ore in più rispetto ad un display LCD). Un’altra nota positiva la ottiene in quanto non essendo impiegato mercurio nella sua costruzione, garantisce un migliore impatto ambientale sia in fase di costruzione che in fase di smaltimento.

L’hard disk, l’Intel X25-M, sviluppato dal chipmaster californiano, garantisce un ulteriore incremento di autonomia del 7 per cento. Questo è un unità a stato solido (costruito con tecnologia flash simile a quella delle memorie per le fotocamere) da 2,5 pollici ed è indicato da molti come il più prestante in circolazione. L’unica nota dolente è data dal fatto che costa circa 10 volte in più rispetto ad un analogo disco fisso magnetico da 80GB.

Il risultato del record però, sarebbe possibile soltanto montando Windows XP.

Hewlett-Packard assicura che sarà possibile dotarsi del laptop a partire dal mese di ottobre.

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Dns: attenti al man-in-the-middle

Un ricercatore di sicurezza argentino ha da poco pubblicato uno strumento “pronto da usare” che prende di mira i meccanismi di aggiornamento di Java, Mac OS X, OpenOffice.org, iTunes, WinZip ed altri software sfruttando tecniche di attacco “man-in-the-middle” come quelle rese possibili poggiando sulle vulnerabilità dei servizi DNS, recentemente messe a nudo.

Gli attacchi dell'”uomo in mezzo” ovvero “man-in-the-middle attacks” consentono all’aggressore di leggere, inserire o modificare a piacere i messaggi scambiati tra due interlocutori senza che nessuno di essi sia in grado di sapere se il collegamento sia stato compromesso.

Il toolkit, sviluppato da Francisco Amato (ricercatore presso Infobyte Security Research), nella sua versione iniziale, è capace di emulare l’applicazione di un aggiornamento fasullo per i vari software presi di mira. Un video dimostrativo illustra come venga utilizzato il codice exploit per la vulnerabilità DNS (recentemente prodotto da H.D. Moore) con lo scopo di modificare il server utilizzato per il download degli aggiornamenti Java sostituendolo con uno “maligno”. A questo punto, l’aggressore può inviare codice dannoso sul sistema del malcapitato.

La scorsa settimana molti codici exploit sono stati rilasciati, dopo la notizia della scoperta della vulnerabilità resa da Dan Kaminsky. Uno dei codici maligni, in particolare, permette non solo di manipolare i record relativi ad uno specifico indirizzo Internet ma offre anche la possibilità di modificare completamente la corrispondenza tra indirizzo IP ed URL mnemonico sui server DNS vulnerabili. Secondo quanto dichiarato dal ricercatore H.D. Moore ai media statunitensi basterebbero appena un paio di minuti per “avvelenare” la cache di un server DNS lasciato ancora esposto alla vulnerabilità.

Per verificare che il vostro server DNS non sia affetto dalla vulnerabilità, è sufficiente applicare il suggerimento precedentemente illustrato in questa notizia.
Altre informazioni sulla problematica, sono reperibili qui.