Vint Cerf, padre del protocollo TCP/IP e tra i fondatori di Arpanet, è convinto che se internet diverrà sempre più il fulcro della società, occorre passare al più presto dall’attuale protocollo IPv4 al moderno protocollo IPv6, così che in futuro non ci sia più il problema della carenza di IP. Cerf, nella veste di Internet Evangelist di Google, afferma che la nascita della cosidetta Internet delle cose, non sarà mai possibile con l’attuale protocollo (grazie al quale gli IP disponibili sono 4,2 miliardi) e fra qualche anno per connetterci in rete dovremmo metterci in fila per ottenere un IP o addirittura alcuni ne saranno tagliati fuori. Con l’avvicinarsi dell’esaurimento degli IP disponibili, si scatenerà la caccia all’ultimo IP utile, dove le aziende la faranno da leone.
IPv6 è già pronto, infatti tutte le questioni tecniche sono state risolte, ma il passaggio al nuovo protocollo, secondo Cerf, sarebbe legato alle ragioni economiche degli ISP. Il padre del TCP/IP, cita la propria esperienza di conferenziere e di quanto ha sentito con le proprie orecchie e visto con i propri occhi, quando ha avuto a che fare con i principali ISP: “tutti persistono la mentalità del nessuno lo chiede“.
Google ha già fatto il primo passo verso l’IPv6, ora tocca agli altri, provvedendo ad implementare il nuovo protocollo. 340.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000 indirizzi permetterebbero la creazione di una rete in cui ogni dispositivo ha un proprio IP e quindi sarebbe geolocalizzabile.
Secondo Cerf internet è il prodotto dell’inventiva e dell’immaginazione umana, esso è un manufatto software e come tale non ha limiti in quello che ci si può fare: se qualcosa può essere pensata, ci sono buone probabilità che possa anche essere programmata.