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Pirateria: la Finanza chiude Colombo-bt.org

La Guardia di Finanza di Bergamo ha chiuso www.colombo-bt.org, e denunciato a piede libero tre persone. Ora sul sito che permetteva lo scambio illegale di file coperti da diritto d’autore compare una scritta che in inglese recita “Access denied in execution of an Italian Court Authority injunction”.

Ai server, localizzati nella Repubblica Ceca, accedevano milioni di utenti che condividevano e scaricavano illecitamente canzoni, film e programmi informatici. Colombo registrava circa 800.000 accessi ogni mese, da parte di utenti per lo più italiani.Il sito posto sotto sequestro aveva un motore di ricerca interno, definito tracker, in grado di localizzare, mediante l’inserimento di parole chiave, le opere di interesse e coordinare le richieste degli utenti che volevano scaricarle. Indicando un’opera si generava un elenco di file corrispondenti da scaricare.

Questa operazione poteva avvenire in un’unica soluzione ovvero “a pezzi”. In tale ultimo caso, il download risultava più veloce ed un apposito software ricomponeva le parti nel prodotto intero, che poteva essere a sua volta messo a disposizione di altre persone collegate. Praticamente ciascun soggetto interessato doveva registrarsi sul sito attraverso un “nome utente” ed una password, dopodiché aveva accesso ad un database online suddiviso per aree tematiche (musica, film, fiction, software, videogiochi), da cui attingere con facilità.

Secondo il comunicato della GdF, dietro il sito non c’erano tre adolescenti come è successo a Melegnano, “ma adulti, alcuni dei quali dotati di spiccate conoscenze tecniche, che avevano installato dei server all’estero, presso una società di hosting e housing della Repubblica Ceca (attraverso un semplice meccanismo informatico essi apparivano ubicati in Svezia), utilizzati per la gestione del sito”.

L’anonimato che i componenti dello staff si erano garantiti con l’utilizzo di nicknames (nomi in codice), prosegue il comunicato, è stato superato grazie alla meticolosa ricostruzione delle tracce lasciate dalle donazioni effettuate dagli utenti per consentire agli amministratori del sito il suo sviluppo (quale l’acquisto di nuovi e più performanti server), attraverso l’utilizzo di canali di pagamento internazionali on line. Tali rapporti ed un conto corrente postale (unitamente a tre carte Poste Pay) di riferimento in Italia, come peraltro la registrazione del dominio internet, sono però risultati intestati ad un nominativo di fantasia, grazie all’opera di prestanome resa da uno degli indagati utilizzando un documento fasullo.