Sarà pure vero che c’è la crisi, che Steve Jobs è assente, che l’inverno di San Francisco è freddo come l’economia Usa, ma l’atmosfera dentro al Moscone Center questa mattina era quella delle grandi occasioni. Una selva di fotografi e cineoperatori, una marea di giornalisti, un esercito di vip hanno affollato la grande sala del centro convegni per ascoltare il keynote di Phil Schiller, il primo senza Steve Jobs, l’ultimo della Apple che dal prossimo anno non prenderà più parte al MacWorld. Una folla di fan della Mela, tutti armati di Macbook e di iPhone, collegati alla rete per scaricare nei blog, in diretta, le novità di questa edizione della più grande fiera dedicata alle macchine e ai software dell’azienda di Cupertino, che per tre giorni saranno protagonisti assoluti della manifestazione.
La “prima” di Schiller. Introdotto dalla musica dei Coldplay sale sul palco Phil Schiller, accolto da un applauso di incoraggiamento, “Sono emozionato, e apprezzo che ci siate”, dice Schiller, scherzando sul suo scomodo ruolo. Nessuno parla di Jobs, Steve non c’è, come se non ci fosse mai stato, come se non avesse dovuto esserci comunque. E’ la Apple senza Jobs che va in scena, la prossima azienda, ricca di prodotti, di grandi idee, di software e hardware avanzato, ma senza il grande capo, senza l’uomo che ogni consumatore aveva identificato con il prodotto stesso.
iLife ’09, quante novità. “Abbiamo 3 cose nuove da dire”, dice Schiller, e inizia presentando una nuova versione di iLife, una nuova versione di iPhoto che integra la tecnologia di face detection e face recognition, e ha molte funzioni sviluppate integrando il geotagging, con le indicazioni geografiche della foto scattate con iPhone o macchine con il gps. C’è l’integrazione con Facebook e Flickr, slide show più sofisticati e interattivi, integrati con iPhone e iPod. iPhoto è divertente, giocoso, comodo, un sistema di organizzazione delle foto estremamente intuitivo e funzionale. Con una perfetta integrazione con Google Maps.
Video sempre più easy. E poi c’è iMovie, una versione completamente nuova, l’unica cosa che è rimasta uguale è il nome. Un nuovo “precision editor”, per editare tutto con grande facilità, una migliorata funzione di drag and drop, l’uso di mappe automatiche in 2 o 3D. iMovie è un avanzatissimo sistema di editing audio e video, che consente di realizzare prodotti di qualità quasi professionale, senza bisogno di entrare in uno studio, senza avere nessuna dote se non quella della propria creatività, il software ha addirittura una funzione di stabilizzazione dell’immagine che aggiusta perfettamente anche le immagini traballanti.
Foto, video e ovviamente musica. La nuova versione di Garageband ha il “learn to play”, ovvero un corso per imparare a suonare la chitarra o il pianoforte, lezioni vere e proprio con un istruttore in video che insegna a suonare. Non solo con un anonimo insegnante, ma anche con le “artist lessons” per imparare a suonare alcune canzoni, tenute in video da artisti del calibro di Cobie Caillat, Fall out boy, Sting, Fogerty, Sarah McLachlan, One Republic, Norah Jones, ognuno di loro insegna una canzone, dall’inizio alla fine, come suonarla, come interpretarla.
La “liberazione” di iTunes. Ci sono novità musicali anche per iTunes, nato nel 2003, store elettronico che in meno di sei anni ha venduto sei miliardi di canzoni, ha 10 milioni di canzoni disponibili, 75 milioni di clienti con carta di credito, diventando il rivenditore di musica numero uno negli Usa, più dei negozi fisici. Cosa c’è di nuovo? Innanzitutto i prezzi: le case discografiche volevano da anni più flessibilità e Jobs alla fine l’ha concessa. Tre prezzi, da 0.69, 0.99 e 1.29, dal prossimo aprile. Poi iTunes Plus, con i brani drm free, encoding a 256 kbps, 8 milioni disponibili già da oggi, dieci milioni entro la fine dei prossimi tre mesi. La terza novità è quella di avere lo Store sull’iPhone non più unicamente con il collegamento wi-fi ma, finalmente, con il normale collegamento 3G, per rispondere all’attacco della Nokia e del suo “Comes with music”. E per concludere sul fronte del software c’è anche una nuova versione di iWork, per muovere un piccolo ma ben calibrato attacco al dominio di Microsoft in alcuni settori del software e fare in modo che gli utenti Mac non debbano necessariamente caricare dei software di Bill Gates nelle proprie macchine.
Poche novità. E Jobs? Nessuna grande novità, insomma, il che giustifica molto più di ogni comunicato sulla sua salute, l’assenza di Jobs (del quale oggi gli hacker hanno diffuso la falsa notizia della morte su Macrumours) che non avrebbe avuto particolari motivi per essere sul palco del Moscone Center. Certo è che in assenza di grandi novità bisognerà capire quale sarà la strategia della Apple nei prossimi mesi per restare sulla cresta dell’onda come è riuscita a fare negli ultimi anni, proponendo una raffica di nuovi prodotti che hanno positivamente colpito il mercato.
Virata Apple. L’accento sul software invece che sull’hardware è, comunque, una novità, una trasformazione, in linea con il successo avuto dalla Apple nella vendita di prodotti immateriali negli ultimi anni, soprattutto la musica e negli ultimi mesi i milioni di piccoli e grandi software venduti attraverso l’App Store dell’iPhone. E infatti Schiller presenta iWork.com, un servizio internet per condividere i documenti con altra gente, vedere i documenti on line, aggiungere commenti e note, e scaricare una copia del documento in molti formati, un passo avanti per superare non solo il fax ma anche l’email nella trasmissione di documenti di lavoro. La Apple che vende servizi? Sì, nella ricca strategia di differenziazione iniziata da Jobs alcuni anni fa, e che ha portato all’iPod e all’iPhone, la Apple è una Internet Company, una hardware company, una software company e anche un azienda di servizi on line. Oltre che un distributore di musica, di video e di software realizzati da altri.
Il super notebook. Apple oggi è un’azienda completamente diversa da quella che Jobs ha ripreso in mano tredici anni fa, trasformata e portata su strade nuove, per poter affrontare meglio le sfide del nuovo millennio, senza restare ferma sulle glorie del passato. Un cambiamento che però non ha riguardato le sue fondamenta, che restano quelle dei personal computer, molto rafforzati rispetto al passato, sempre più solidamente alla base del lavoro della Apple, anche nelle versioni più innovative come l’iPhone. E per questo Schiller ha presentato il MacBook Pro 17, il più grande della famiglia degli unibody. Gli Apple MacBook sono stati i notebook più venduti in tutto l’anno: 9.7 milioni di macchine, con una crescita del 37%. Per restare in testa Apple presenta il MacBook Pro 17 pollici, super sottile, il più leggero e con il miglior schermo della sua categoria. Più memoria, più velocità, migliori funzioni multitouch e soprattutto una batteria completamente nuova. E’ la batteria con la maggiore autonomia mai realizzata: fino a otto ore, 3 ore di più delle precedenti batterie, senza costare o pesare di più. La nuova batteria ha una vita più lunga, può durare fino a cinque anni, consumare e inquinando di meno, consentendo fino a mille ricariche. Un pc senza mercurio, senza pvc, sicuramente più “verde” che in passato.
Il meglio deve ancora venire. L’incontro finisce e arriva sul palco il grande Tony Bennett che canta due brani non scelti a caso, “The best is yet to come”, il meglio deve ancora venire, che sembra un augurio per tutti, per la nuova Apple con meno Steve Jobs che in passato, per tutta l’industria IT e l’America che affronta la recessione. E poi “I left my heart in San Francisco”, per chiudere con una nota romantica, che non guasta mai.