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L’unione delle tecnologie SAS e SATA trasforma il mercato dello storage

La tecnologia Serial Attached SCSI (SAS) consente di realizzare economicamente sistemi di storage che possono contenere un numero elevato di dischi sia in tecnologia SAS sia in tecnologia SATA (Serial ATA). Tale combinazione permette di avere la massima flessibilità di configurazione senza sprecare in alcun modo l’investimento.

La combinazione di quali dischi inserire e in che combinazione deriva quindi unicamente da considerazioni legate alle necessità contingenti, che possono quindi essere modificate liberamente a mano a mano che le esigenze cambiano e che i requisiti di storage aumentano. L’impostazione di partenza tipica vede una certa porzione della capacità di memorizzazione realizzata in tecnologia SAS al fine di consentire le massime prestazioni a quelle applicazioni che le richiedono, e un’altra parte dello spazio disponibile realizzato con tecnologia SATA in modo da far fronte alle esigenze di backup oppure ai requisiti di storage posti dalle applicazioni che non richiedono la massima velocità.

Ma nulla vieta di partire immediatamente con una dotazione unicamente SAS, mantenendo in uso per il back up apparati già esistenti, oppure ancora di utilizzare da principio solo dischi SATA per tenere al minimo il costo iniziale. Qualunque sia il percorso, il sistema di storage potrà crescere aggiungendo dischi di entrambe le tecnologie, il libera combinazione. L’unico vincolo è di creare all’interno batterie di dischi di tipo omogeneo.

Tale livello di flessibilità non è mai esistito, ossia non si è mai visto un controller di tecnologia avanzata capace di governare anche dischi di una tecnologia precedente mescolandoli in libertà con le unità di nuova generazione. Tale libertà di approccio facilita la migrazione verso unità disco collegate in SAN (Storage Area Network) che offrono notevoli vantaggi rispetto all’impiego di dischi a collegamento diretto che oggi ancora costituiscono il 70% dello spazio di memorizzazione disponibile nelle aziende. In particolare favorisce la transizione da tecniche di trasmissione parallele dei segnali, ancora abbastanza comuni nei dischi a collegamento diretto, con tecniche di trasmissione seriali.

Uno dei principali limiti della trasmissione su connessioni multiple e parallele consiste nel cosiddetto Signal Skew, ossia il ritardo non omogeneo con i cui i vari segnali attraversano il rispettivo filo all’interno del connettore parallelo. L’entità di tale ritardo, fisicamente inevitabile, compromette la ricezione e riduce la velocità di trasferimento verso il disco. Un secondo elemento di limitazione tipico delle connessioni parallele, assente nelle connessioni seriali, consiste nell’interferenza tra un cavo parallelo e l’altro.

Mediante SAS e SATA invece i collegamenti si semplificano andando da punto a punto, ossia ciascun disco dispone della propria connessione dedicata anziché far parte del percorso di un cavo parallelo che abbraccia unità multiple in cascata. I cavi sono di minori dimensioni (quattro fili invece di 50 o 68) e più facili far fluire all’interno dello chassis di un sistema, e le velocità di trasmissione complessive aumentano considerevolmente.

La tecnologia SAS è anche concepita per consentire un percorso evolutivo graduale che mantiene piena compatibilità con le applicazioni precedentemente realizzate per i dischi SCSI e che offre un percorso evolutivo indolore per chi comunque è cresciuto con l’evoluzione di SCSI passando da Ultra SCSI 160, la prima delle interfacce SCSI di terza generazione con 160 megabyte al secondo di velocità di trasferimento, e da Ultra SCSI 320, che evolte lo SCSI 3 portandolo a 320 megabyte al secondo.

Oggi un sistema SAS costa quanto un sistema Ultra SCSI 320, ma offre prestazioni di 3 gigabit al secondo per ciascuna porta (espandibili a 6 gigabite al secondo) e la possibilità d’includere nello stesso sistema non solo dischi SCSI, ma anche dischi ATA, tutti con interfaccia di collegamento seriale.

Il fatto che ciascun dispositivo disponga di una connessione dedicata che confluisce a stella verso il controller centrale permettere di dedicare a ciascun disco il massimo della velocità trasmissiva disponibile, che invece in una catena via cavo parallelo andava condivisa con gli altri.

A favorire la transizione abbiamo anche l’adozione ormai maggioritaria di dischi da 2,5 pollici al posto delle tradizionali unità da 3,5″, il che consente di realizzare sistemi più compatti, con minori consumi e più facili da espandere.